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PRESENTAZIONEFeste di primavera in Umbria
Testo del comunicato
L’Umbria è terra di feste e di grandi tradizioni che il tepore di primavera alimenta. Non si tratta di semplici rievocazioni, ma di interi paesi che tornano a rivivere momenti del proprio trascorso. Vecchi e giovani solidali e concordi si mescolano in riti collettivi di rinascita e purificazione, in cui la matrice religiosa lascia affiorare un trascorso primigenio e pagano.
In tutta la regione nella notte tra il 30 aprile e il 1 maggio si celebra il trionfo della primavera con riti propiziatori e di rinascita. Per le campagne si usa ancora il “cantar maggio”, l’annunciare con festosi canti di questua, accompagnati da organetti e tamburelli, l’arrivo della buona stagione. A Terni il Cantamaggio traspone tra le vie cittadine la tradizione rurale, arricchendola con carri allegorici.
Ma è il “piantar maggio” che esemplifica la forza fecondatrice e vivifica della primavera. Due sono i momenti dell’evento collettivamente vissuto sulla pubblica piazza: la giunta di un pioppo alto e diritto, “il maschio”, tagliato e trasportato spesso con la sola forza delle braccia, con “la femmina”, un ramo frondoso e fiorito, e la conseguente alzata del maggio, alto oltre trenta metri, che metaforicamente esercita un’azione fecondante sulla terra e simboleggia la forza vivifica dell’atto sessuale.
Ogni anno, dal 1004, a San Pellegrino di Gualdo Tadino questo rito, di chiare origini pagane, si mescola con la leggenda religiosa. Si rievoca, infatti, l’arrivo di un anonimo viandante che, non avendo trovato ospitalità tra le mura del castello, fu rinvenuto morto il mattino del 1 maggio con il suo bastone di pioppo stagionato miracolosamente pieno di germogli. La popolazione, impressionata da tali circostanze, mutò l’originaria denominazione del luogo in San Pellegrino e da allora ricorda il prodigio con l’alzata del maggio, la cui punta fiorita richiama il bastone del santo viaggiatore.
Con modalità analoghe l’albero rituale viene alzato la notte del 30 aprile anche nella nursina Valcastoriana, nelle località di Preci, Castelvecchio, Ancarano e Campi, a Civitella di Sellano. A Castel Giorgio (TR) si issa un castagno, a mo’ d’albero della cuccagna, l’11 maggio in onore di san Pancrazio; a giugno, invece, lo si pianta ad Isola Fossara (PG) in onore di sant’Antonio.
La sera del 1 maggio a Canalicchio di Collazzone (PG) si festeggiano i patroni Filippo, Giacomo e Atanasio con una solenne processione, illuminata da grandi fiaccole ricavate da tronchi di pino opportunamente tagliati ed essiccati. Queste inusuali torce, accese al tramonto, sono portate in spalla fino alla chiesina di San Fortunato, fuori dell’abitato; al rientro in paese vengono unite in un suggestivo falò collettivo.
Analoghe macchine processionali effimere vengono realizzate il 30 aprile anche nel ternano a San Vito in Monte, a Schifanoia l’8 maggio, ad Aguzzo il 14 maggio. Le piccole comunità di Itieli, Sant'Urbano e San Faustino nel narnese riaffermano la devozione ai rispettivi patroni, san Nicola, san Michele Arcangelo e sant'Eurosia, con la processione delle intusse o antusse, particolari fiaccole realizzate dagli abitanti del luogo, secondo la tradizione tramandata di generazione in generazione.
Ad Assisi la primavera rinasce ogni primo giovedì, venerdì e sabato dopo il 1 maggio nelle sfide di Calendimaggio tra la Nobilissima Parte de Sopra e la Magnifica Parte de Sotto, anime ghibelline e guelfe della città medievale.
Ma è a Gubbio, nella secolare corsa dei Ceri, alla vigilia della morte del patrono sant'Ubaldo, che ogni 15 maggio rivive un’eccezionale sintesi tra trascorsi pagani e spiritualità cristiana. Tre monumentali macchine lignee, dal peso di circa quattro quintali ciascuna, sormontate dalle statue di sant'Ubaldo, san Giorgio e sant'Antonio, vengono "alzate" di fronte a migliaia di persone che affollano Piazza Grande, poi i ceraioli, con la loro particolare divisa, li portano a spalla, di corsa, fino alla vetta del monte Ingino, dove sorge la basilica del patrono.
Paola Mercurelli Salari
Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici dell'Umbria
In tutta la regione nella notte tra il 30 aprile e il 1 maggio si celebra il trionfo della primavera con riti propiziatori e di rinascita. Per le campagne si usa ancora il “cantar maggio”, l’annunciare con festosi canti di questua, accompagnati da organetti e tamburelli, l’arrivo della buona stagione. A Terni il Cantamaggio traspone tra le vie cittadine la tradizione rurale, arricchendola con carri allegorici.
Ma è il “piantar maggio” che esemplifica la forza fecondatrice e vivifica della primavera. Due sono i momenti dell’evento collettivamente vissuto sulla pubblica piazza: la giunta di un pioppo alto e diritto, “il maschio”, tagliato e trasportato spesso con la sola forza delle braccia, con “la femmina”, un ramo frondoso e fiorito, e la conseguente alzata del maggio, alto oltre trenta metri, che metaforicamente esercita un’azione fecondante sulla terra e simboleggia la forza vivifica dell’atto sessuale.
Ogni anno, dal 1004, a San Pellegrino di Gualdo Tadino questo rito, di chiare origini pagane, si mescola con la leggenda religiosa. Si rievoca, infatti, l’arrivo di un anonimo viandante che, non avendo trovato ospitalità tra le mura del castello, fu rinvenuto morto il mattino del 1 maggio con il suo bastone di pioppo stagionato miracolosamente pieno di germogli. La popolazione, impressionata da tali circostanze, mutò l’originaria denominazione del luogo in San Pellegrino e da allora ricorda il prodigio con l’alzata del maggio, la cui punta fiorita richiama il bastone del santo viaggiatore.
Con modalità analoghe l’albero rituale viene alzato la notte del 30 aprile anche nella nursina Valcastoriana, nelle località di Preci, Castelvecchio, Ancarano e Campi, a Civitella di Sellano. A Castel Giorgio (TR) si issa un castagno, a mo’ d’albero della cuccagna, l’11 maggio in onore di san Pancrazio; a giugno, invece, lo si pianta ad Isola Fossara (PG) in onore di sant’Antonio.
La sera del 1 maggio a Canalicchio di Collazzone (PG) si festeggiano i patroni Filippo, Giacomo e Atanasio con una solenne processione, illuminata da grandi fiaccole ricavate da tronchi di pino opportunamente tagliati ed essiccati. Queste inusuali torce, accese al tramonto, sono portate in spalla fino alla chiesina di San Fortunato, fuori dell’abitato; al rientro in paese vengono unite in un suggestivo falò collettivo.
Analoghe macchine processionali effimere vengono realizzate il 30 aprile anche nel ternano a San Vito in Monte, a Schifanoia l’8 maggio, ad Aguzzo il 14 maggio. Le piccole comunità di Itieli, Sant'Urbano e San Faustino nel narnese riaffermano la devozione ai rispettivi patroni, san Nicola, san Michele Arcangelo e sant'Eurosia, con la processione delle intusse o antusse, particolari fiaccole realizzate dagli abitanti del luogo, secondo la tradizione tramandata di generazione in generazione.
Ad Assisi la primavera rinasce ogni primo giovedì, venerdì e sabato dopo il 1 maggio nelle sfide di Calendimaggio tra la Nobilissima Parte de Sopra e la Magnifica Parte de Sotto, anime ghibelline e guelfe della città medievale.
Ma è a Gubbio, nella secolare corsa dei Ceri, alla vigilia della morte del patrono sant'Ubaldo, che ogni 15 maggio rivive un’eccezionale sintesi tra trascorsi pagani e spiritualità cristiana. Tre monumentali macchine lignee, dal peso di circa quattro quintali ciascuna, sormontate dalle statue di sant'Ubaldo, san Giorgio e sant'Antonio, vengono "alzate" di fronte a migliaia di persone che affollano Piazza Grande, poi i ceraioli, con la loro particolare divisa, li portano a spalla, di corsa, fino alla vetta del monte Ingino, dove sorge la basilica del patrono.
Paola Mercurelli Salari
Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici dell'Umbria
© 2021 MiC - Pubblicato il 2020-10-27 22:27:17 / Ultimo aggiornamento 2020-10-27 22:27:17