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Expo Shanghai - Quintieri: Sorprendente successo del Padiglione Italia
Testo del comunicato
Un risultato positivo testimoniato dall’elevato numero dei visitatori e dalle molteplici richieste di un “nuovo” Padiglione Italia da riallestire a Expo finito. Quando manca un mese alla chiusura dell’Esposizione universale di Shanghai 2010, inaugurata il primo maggio scorso e aperta sino al 31 ottobre, si cominciano a tirare i bilanci dell’evento e si scopre che sono alquanto rosei per il nostro Paese. “Parlerei di risultato sorprendente. Prima dell’apertura, il nostro Padiglione non era tra quelli dei paesi considerati da visitare, anzi le previsioni ci davano intorno all’ottavo-decimo posto. Invece con il passare delle settimane, grazie alla stampa e alla televisione cinese, e grazie anche al passaparola tra i visitatori l’interesse è andato aumentando. E il nostro è stato il secondo padiglione più frequentato dal pubblico”. Così Beniamino Quintieri, commissario generale del governo per l’Expo Shanghai 2010, commenta con il VELINO la riuscita della presenza italiana alla rassegna cinese. L’occasione per discutere dell’Expo 2010 è stata fornita dalla presentazione nella sede del ministero per i Beni e le attività culturali, della mostra “Dagli ori di Taranto alle gemme di Bulgari: l’eccellenza dell’oreficeria italiana” che sarà ospitata proprio dal Padiglione Italia dal 2 al 31 ottobre.
Eloquente il successo raccolto dal Padiglione Italia: sei milioni di visitatori nei primi 150 giorni della manifestazione, con una media di quarantamila al giorno e tempi di attesa all’ingresso di tre-quattro ore. Oltre 150 gli eventi business organizzati con cinquemila delegazioni internazionali in visita tra cui oltre cento tra ministri e capi di governo. Trentuno milioni di contatti internet al mese su QQ il più importante social network cinese e premio “Expo Cup” votato dalla rete come miglior padiglione della manifestazione. “Abbiamo cercato di dare un’immagine della ricchezza e della cultura italiana collegando tradizioni artigianali e modernità – spiega Quintieri -. I nostri prodotti d’eccellenza utilizzano tecnologie moderne e nuovi materiali, ma si rifanno sempre al patrimonio artigianale, culturale e artistico del Paese. Nell’allestire il padiglione abbiamo tenuto ben vicini questi due fattori”. E il pubblico cinese sembra aver particolarmente apprezzato lo sforzo. “I cinesi riconoscono all’Italia una storia e una cultura pari alla loro - evidenzia Quintieri -. C’è grande apertura nei nostri confronti. Dobbiamo fare di più per farci conoscere anche se è ormai è riscontrato il fatto che gli eventi italiani ospitati in Cina raccolgono sempre un notevole successo”.
Ieri il ministro degli Esteri, Franco Frattini, ha annunciato che il Padiglione Italia potrebbe diventare sede permanente e punto di riferimento per le imprese. “Sto lavorando in questa direzione – conferma Quintieri-. Il problema è complesso perché le normative e le disposizioni sugli Expo impongono che a fine rassegna tutti i padiglioni vengano smantellati. Visto il grande apprezzamento riscosso dal nostro edificio e il fecondo momento di progettualità che c’è in Cina in questo momento abbiamo però ricevuto molte richieste affinché il Padiglione Italia, una volta smontato, possa essere ricostruito in un altro posto. Ci sono molte proposte, siamo anche in attesa delle decisioni del governo di Pechino e una volta che avrò il quadro della situazione più chiaro le sottoporrò al governo. Diciamo che le probabilità che il nostro padiglione sopravviva sono ottime”.
A fine mese il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, sarà a Shanghai. “La visita del capo dello Stato – dichiara Quintieri - suggella l’importanza dell’Expo 2010 che passerà alla storia come il più importante di sempre perché è stato fatto nel posto giusto e nell’anno giusto, quello successivo alla crisi economica internazionale. Tutti i paesi hanno capito che la Cina è l’area economica del futuro e, in vista della fine della crisi, stanno investendo per potersi riposizionare meglio sul mercato cinese”. L’esperienza di Shanghai servirà da stimolo per l’Expo di Milano? “C’è sempre da imparare – risponde Quintieri -, anche se l’evento del 2015 sarà inevitabilmente diverso perché è impossibile competere con i numeri e la grandeur cinese”.
Una mostra fa brillare l’oreficeria italiana
Roma - Un viaggio nell’eccellenza orafa italiana reso possibile dalla collaborazione tra ministero per i Beni e le attività culturali e Gruppo Bulgari. Dal 2 al 31 ottobre, il Padiglione Italia dell’Expo di Shanghai 2010 ospiterà “Dagli ori di Taranto alle gemme di Bulgari: l’eccellenza dell’oreficeria italiana”, una mostra sulla storia dell’artigianalità nostrana nella lavorazione dei metalli preziosi dal 600 a.C. al XIX secolo. A risplendere a Shanghai saranno i gioielli provenienti dal Museo Archeologico di Taranto assieme alla collezione Vintage Bulgari. “Il ministero dei Beni culturali – ha dichiarato Mario Resca, direttore generale per la Valorizzazione del patrimonio culturale del Mibac -, soprattutto in questa fase di incertezza economico-finanziaria internazionale, persegue la strada della collaborazione tra pubblico e privato. Servono partner per valorizzare il patrimonio culturale del nostro Paese. All’Expo di Shanghai il ministero sarà presente a fianco del raffinato marchio del Gruppo Bulgari riconosciuto in tutto il mondo”. E nel ricordare come quello cinese sia “un mercato di estrema importanza”, Resca ha aggiunto: “La cultura non deve essere fine a se stessa ma un ponte verso lo sviluppo economico”.
Provenienti dal Museo Archeologico di Taranto, gli ori, che saranno presenti in ottanta pezzi, costituiscono la più vivida testimonianza di come la lavorazione dei metalli preziosi, in particolare dell’oro, fosse una delle attività più sviluppate nella città magno-greca tra il IV e il I secolo a.C. e incarnano lo splendore di quell’epoca. Tra i gioielli esposti: anelli in oro e con pietre incise, diademi, orecchini, bracciali, oggetti portati in vita soprattutto dalle donne e trasferiti nelle tombe dopo la morte, o intrisi di significati profondi, come le corone funerarie dalle foglie spesso quasi impalpabili, ritagliate nella lamina di materiale prezioso. “Quella dell’oreficeria è una lunga storia che affonda le radici nella Magna Grecia”, ha spiegato Ruggero Martines, direttore regionale per i Beni culturali e paesaggistici della Puglia che ha sottolineato l’importanza del Museo Archeologico di Taranto riaperto dopo due anni di lavori: “L’Expo di Shanghai è una vetrina importante che aiuterà la promozione di uno tra i musei archeologici italiani più belli che punta a gemellarsi con quelli di Berlino e Atene. A Taranto c’è una collezione orafa di assoluta eccellenza, per antichità e preziosità, perché non saccheggiata in passato”.
In mostra a Shanghai anche la collezione Vintage Bulgari. Saranno esposti circa 40 gioielli unici realizzati tra gli anni Venti e gli anni Novanta: alcuni esempi dei primi bracciali e orologi della linea “Serpenti”, un modello che ha segnato l’inizio del successo di Bulgari nel campo dell’arte orologiaia. Ma anche alcuni gioielli appartenenti alla famosa linea Tubogas, costituita da una maglia metallica flessibile formata da due catene tubolari unite senza saldature che richiede molte ore di lavoro artigianale. Per Francesco Trapani, amministratore delegato di Bulgari, “la mostra rappresenta un vantaggio competitivo per il settore italiano della gioielleria in paesi come la Cina dove c’è interesse per vicende che hanno alle spalle una storia secolare”. Alla presentazione è intervenuto anche il sottosegretario ai Beni culturali, Francesco Giro. “Il patrimonio culturale italiano deve diventare fattore economico di vantaggio competitivo come avviene in Germania, Francia e Spagna – ha dichiarato -. Soprattutto nel Mezzogiorno ci sono tesori artistici, storici, architettonici e archeologici che ci vengono invidiati in tutto il mondo e che vanno valorizzati a dovere, facendoli circolare altrove”. L’iniziativa congiunta Mibac-Bulgari, ha aggiunto Giro, “aiuterà la cultura del Meridione a farsi conoscere nel mondo”.
Il commissario generale del governo per l'Expo di Shanghai 2010, Beniamino Quintieri, ha invece tracciato un bilancio positivo della rassegna cinese a un mese dalla conclusione. “Abbiamo catturato l’attenzione dei media locali ma anche i visitatori italiani sono rimasti molto soddisfatti – ha sottolineato -. Il nostro è stato il secondo padiglione più frequentato dal pubblico: sei milioni di visitatori nei primi 150 giorni della manifestazione”. Quintieri ha spiegato che nell’allestimento del padiglione italiano, “non ci siamo limitati a rappresentare il nostro Paese con un’esposizione permanente ma abbiamo alternato mostre, convegni e workshop”. Grande successo hanno riscosso i laboratori artigiani dove è stato mostrato ai visitatori il lavoro manuale. “La tradizione trasformata in bene da immettere sul mercato: questa è stata la carta vincente che ha colpito i cinesi”, ha concluso Quintieri.
fonte dati: IL VELINO CULTURA
Eloquente il successo raccolto dal Padiglione Italia: sei milioni di visitatori nei primi 150 giorni della manifestazione, con una media di quarantamila al giorno e tempi di attesa all’ingresso di tre-quattro ore. Oltre 150 gli eventi business organizzati con cinquemila delegazioni internazionali in visita tra cui oltre cento tra ministri e capi di governo. Trentuno milioni di contatti internet al mese su QQ il più importante social network cinese e premio “Expo Cup” votato dalla rete come miglior padiglione della manifestazione. “Abbiamo cercato di dare un’immagine della ricchezza e della cultura italiana collegando tradizioni artigianali e modernità – spiega Quintieri -. I nostri prodotti d’eccellenza utilizzano tecnologie moderne e nuovi materiali, ma si rifanno sempre al patrimonio artigianale, culturale e artistico del Paese. Nell’allestire il padiglione abbiamo tenuto ben vicini questi due fattori”. E il pubblico cinese sembra aver particolarmente apprezzato lo sforzo. “I cinesi riconoscono all’Italia una storia e una cultura pari alla loro - evidenzia Quintieri -. C’è grande apertura nei nostri confronti. Dobbiamo fare di più per farci conoscere anche se è ormai è riscontrato il fatto che gli eventi italiani ospitati in Cina raccolgono sempre un notevole successo”.
Ieri il ministro degli Esteri, Franco Frattini, ha annunciato che il Padiglione Italia potrebbe diventare sede permanente e punto di riferimento per le imprese. “Sto lavorando in questa direzione – conferma Quintieri-. Il problema è complesso perché le normative e le disposizioni sugli Expo impongono che a fine rassegna tutti i padiglioni vengano smantellati. Visto il grande apprezzamento riscosso dal nostro edificio e il fecondo momento di progettualità che c’è in Cina in questo momento abbiamo però ricevuto molte richieste affinché il Padiglione Italia, una volta smontato, possa essere ricostruito in un altro posto. Ci sono molte proposte, siamo anche in attesa delle decisioni del governo di Pechino e una volta che avrò il quadro della situazione più chiaro le sottoporrò al governo. Diciamo che le probabilità che il nostro padiglione sopravviva sono ottime”.
A fine mese il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, sarà a Shanghai. “La visita del capo dello Stato – dichiara Quintieri - suggella l’importanza dell’Expo 2010 che passerà alla storia come il più importante di sempre perché è stato fatto nel posto giusto e nell’anno giusto, quello successivo alla crisi economica internazionale. Tutti i paesi hanno capito che la Cina è l’area economica del futuro e, in vista della fine della crisi, stanno investendo per potersi riposizionare meglio sul mercato cinese”. L’esperienza di Shanghai servirà da stimolo per l’Expo di Milano? “C’è sempre da imparare – risponde Quintieri -, anche se l’evento del 2015 sarà inevitabilmente diverso perché è impossibile competere con i numeri e la grandeur cinese”.
Una mostra fa brillare l’oreficeria italiana
Roma - Un viaggio nell’eccellenza orafa italiana reso possibile dalla collaborazione tra ministero per i Beni e le attività culturali e Gruppo Bulgari. Dal 2 al 31 ottobre, il Padiglione Italia dell’Expo di Shanghai 2010 ospiterà “Dagli ori di Taranto alle gemme di Bulgari: l’eccellenza dell’oreficeria italiana”, una mostra sulla storia dell’artigianalità nostrana nella lavorazione dei metalli preziosi dal 600 a.C. al XIX secolo. A risplendere a Shanghai saranno i gioielli provenienti dal Museo Archeologico di Taranto assieme alla collezione Vintage Bulgari. “Il ministero dei Beni culturali – ha dichiarato Mario Resca, direttore generale per la Valorizzazione del patrimonio culturale del Mibac -, soprattutto in questa fase di incertezza economico-finanziaria internazionale, persegue la strada della collaborazione tra pubblico e privato. Servono partner per valorizzare il patrimonio culturale del nostro Paese. All’Expo di Shanghai il ministero sarà presente a fianco del raffinato marchio del Gruppo Bulgari riconosciuto in tutto il mondo”. E nel ricordare come quello cinese sia “un mercato di estrema importanza”, Resca ha aggiunto: “La cultura non deve essere fine a se stessa ma un ponte verso lo sviluppo economico”.
Provenienti dal Museo Archeologico di Taranto, gli ori, che saranno presenti in ottanta pezzi, costituiscono la più vivida testimonianza di come la lavorazione dei metalli preziosi, in particolare dell’oro, fosse una delle attività più sviluppate nella città magno-greca tra il IV e il I secolo a.C. e incarnano lo splendore di quell’epoca. Tra i gioielli esposti: anelli in oro e con pietre incise, diademi, orecchini, bracciali, oggetti portati in vita soprattutto dalle donne e trasferiti nelle tombe dopo la morte, o intrisi di significati profondi, come le corone funerarie dalle foglie spesso quasi impalpabili, ritagliate nella lamina di materiale prezioso. “Quella dell’oreficeria è una lunga storia che affonda le radici nella Magna Grecia”, ha spiegato Ruggero Martines, direttore regionale per i Beni culturali e paesaggistici della Puglia che ha sottolineato l’importanza del Museo Archeologico di Taranto riaperto dopo due anni di lavori: “L’Expo di Shanghai è una vetrina importante che aiuterà la promozione di uno tra i musei archeologici italiani più belli che punta a gemellarsi con quelli di Berlino e Atene. A Taranto c’è una collezione orafa di assoluta eccellenza, per antichità e preziosità, perché non saccheggiata in passato”.
In mostra a Shanghai anche la collezione Vintage Bulgari. Saranno esposti circa 40 gioielli unici realizzati tra gli anni Venti e gli anni Novanta: alcuni esempi dei primi bracciali e orologi della linea “Serpenti”, un modello che ha segnato l’inizio del successo di Bulgari nel campo dell’arte orologiaia. Ma anche alcuni gioielli appartenenti alla famosa linea Tubogas, costituita da una maglia metallica flessibile formata da due catene tubolari unite senza saldature che richiede molte ore di lavoro artigianale. Per Francesco Trapani, amministratore delegato di Bulgari, “la mostra rappresenta un vantaggio competitivo per il settore italiano della gioielleria in paesi come la Cina dove c’è interesse per vicende che hanno alle spalle una storia secolare”. Alla presentazione è intervenuto anche il sottosegretario ai Beni culturali, Francesco Giro. “Il patrimonio culturale italiano deve diventare fattore economico di vantaggio competitivo come avviene in Germania, Francia e Spagna – ha dichiarato -. Soprattutto nel Mezzogiorno ci sono tesori artistici, storici, architettonici e archeologici che ci vengono invidiati in tutto il mondo e che vanno valorizzati a dovere, facendoli circolare altrove”. L’iniziativa congiunta Mibac-Bulgari, ha aggiunto Giro, “aiuterà la cultura del Meridione a farsi conoscere nel mondo”.
Il commissario generale del governo per l'Expo di Shanghai 2010, Beniamino Quintieri, ha invece tracciato un bilancio positivo della rassegna cinese a un mese dalla conclusione. “Abbiamo catturato l’attenzione dei media locali ma anche i visitatori italiani sono rimasti molto soddisfatti – ha sottolineato -. Il nostro è stato il secondo padiglione più frequentato dal pubblico: sei milioni di visitatori nei primi 150 giorni della manifestazione”. Quintieri ha spiegato che nell’allestimento del padiglione italiano, “non ci siamo limitati a rappresentare il nostro Paese con un’esposizione permanente ma abbiamo alternato mostre, convegni e workshop”. Grande successo hanno riscosso i laboratori artigiani dove è stato mostrato ai visitatori il lavoro manuale. “La tradizione trasformata in bene da immettere sul mercato: questa è stata la carta vincente che ha colpito i cinesi”, ha concluso Quintieri.
fonte dati: IL VELINO CULTURA
© 2021 MiC - Pubblicato il 2020-10-27 22:27:14 / Ultimo aggiornamento 2020-10-27 22:27:14