La cultura non si ferma - Il morbo “d’Etticia”
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InfoDescrizione
L’Archivio di Stato di Cosenza propone un atto notarile del 1775 in cui traspare il dolore di una madre che ha assistito impotente alla malattia della propria figlia, colpita e uccisa in carcere dal morbo “d’Etticia”, privata anche del diritto di essere ascoltata per il timore di diffondere il morbo.
Dalle cronache del tempo, si legge che il morbo d’Etticia attaccava i polmoni e si manifestava con febbre lentissima, spesso non percepita, dolore e oppressione al petto, dimagrimento, aridità della bocca e flusso di sangue.
1775, novembre 28 . Giovanna [Gramigna] di Belmonte, vedova di Gennaro Veltri, al presente abitante in questo casale di Grimaldo … con giuramento tactis scripturis asserisce, testifica e fa fede , alla presenza di testimoni, che nel 1768 sua figlia Antonia, giovane obbediente, onesta e d’ottimi costumi, fu accusata ingiustamente di furto e rinchiusa nelle carceri su ordine del Governatore locale, a seguito di istanza dell’allora Agente generale di Belmonte. Colpita da grave indisposizione che fu stimata febre sottile, cioè ettica per essere dimagrata dopo piccola febbre venutali in quelle Carceri, passò da questa a miglior vita. Con grande dolore, la madre dichiara ancora che si sarebbe riavuta se solo fosse stata ascoltata dall’Agente che però si rifiutò di riceverla, per preservare se stesso e la sua famiglia dal contagio.
ASCS, Not. Rollo Tommaso, Grimaldi, 1775, c.v.34
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