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MOSTRA Echi Caravaggeschi in Puglia
Testo del comunicato
La mostra “Echi Caravaggeschi in Puglia, realizzata a seguito di complesse attività di restauro che hanno impegnato la Soprintendenza per i beni storici artistici ed etnoantropologici della Puglia e il Museo Provinciale “Sigismondo Castromediano” di Lecce, ha restituito alla fruizione opere straordinarie, provenienti da chiese, musei e collezioni private, che raccontano la storia e la diffusione del "caravaggismo” in Puglia.
Obiettivo della Mostra è ripercorrere, sulla scorta degli studi dedicati all’argomento e a seguito di un’accurata indagine condotta sul territorio della Puglia storica, le vicende figurative sviluppatesi nella regione a seguito delle dirompenti novità apportate dal verbo caravaggesco. E se la splendida tela di San Martino e il povero del Cavalier d’Arpino, si pone quale illustre documento figurativo giunto, ai primi del Seicento, dal massimo centro di elaborazione artistica, la testimonianza della precocissima commissione al Merisi, appena giunto a Napoli in fuga dai feudi dei Colonna nel 1606, da parte di Nicolò Radulovich, di lì a poco divenuto marchese di Polignano a Mare, di un misterioso dipinto per la locale chiesa di santa Maria di Costantinopoli, oggi conosciuta come sant’Antonio di Padova, ritenuto da alcuni studiosi disperso, da altri identificabile con la Madonna del Rosario del Kunsthistorisches Museum di Vienna, segna l’avvio della storia del caravaggismo in Puglia. Tra i primi frutti ramificati del caravaggismo, ancor oggi fortunatamente conservati sul territorio, si attestano le due tele di Carlo Sellitto, tra i primi artisti che operano a Napoli e che si dimostrano subito pronti ad accogliere le innovazioni caravaggesche. La Madonna del Suffragio di Aliano e il più tardo San Carlo Borromeo di Troia, ancorché segnati da residui di cultura tardocinquecentesca, esito della giovanile formazione del pittore, denotano verità epidermiche e di luce di schietto caravaggismo.
Una rara e inedita testimonianza figurativa del caravaggismo romano riferibile all’ambito di Bartolomeo Manfredi è l’inedita Incoronazione di spine rinvenuta nella cattedrale di Manfredonia.
Ispirato al celebre tema trattato dal Merisi è il Cristo alla colonna di Massimo Stanzione che larga fortuna riscosse in ambito salentino, come attestano le repliche seicentesche note dello stesso soggetto; ulteriore documento dell’intensa meditazione operata dal pittore sulla lezione del Caravaggio e dei suoi seguaci a Napoli e a Roma è l’inedita Incredulità di san Tommaso.
Alla fase naturalistica di Andrea Vaccaro, appartiene la Decollazione del Battista, scoperta di recente a Bari, che costituisce un prezioso contributo alla conoscenza della poco nota attività giovanile dell’artista partenopeo incantato dalla poetica del Caravaggio.
A determinare la diffusione del linguaggio naturalistico d’ispirazione caravaggesca contribuì la locale committenza aristocratica e alto borghese che, soggiornando tra Napoli e la Puglia, favorì l’affermarsi in loco dei nuovi orientamenti in voga nella capitale, incoraggiando presso le decentrate, ma vivacissime “corti” pugliesi il trasferimento di pittori del calibro di Paolo Finoglio e di Francesco Guarino. Il primo, ampiamente rappresentato in mostra, operò soprattutto nel Salento e, rientrato da Napoli, alla corte degli Acquaviva a Conversano; Francesco Guarino, dopo una stagione napoletana, approdò alla corte gravinese degli Orsini. Intanto affluivano nella regione opere di Filippo Vitale, Battistello Caracciolo e, successivamente, di Ribera, Pacecco De Rosa, Agostino Beltrano, Massimo Stanzione, mentre si affermavano protagonisti autoctoni come Cesare Fracanzano e Carlo Rosa, entrambi formatisi a Napoli. Con essi si completava la fortuna della maniera di Caravaggio che, esaurita la spinta propulsiva di una “renovatio” cattolica di forte intensità, lascerà il posto a più travolgenti modelli barocchi, diffusi in Puglia dagli allievi di Luca Giordano.
Anche la natura morta, genere a cui si dedicò il giovane Caravaggio, è rappresentata in mostra con la splendida e problematica tela con Frutta e verdura con fioriera e colomba in volo proveniente dalla collezione “Camillo d’Errico” di Palazzo San Gervasio e il dipinto siglato da Giacomo Coppola con Frutta con una caraffa di fiori e una gazza del Museo Civico di Gallipoli.
Lo studio delle opere, alcune delle quali restaurate per la mostra, ha consentito di formulare nuove attribuzioni o di precisarne alcune già espresse in altre occasioni. Talune opere, restaurate presso il Laboratorio di Restauro della Soprintendenza della Puglia, trovano posto in mostra “in corso d’opera”, altre sono esposte a restauro appena ultimato. Tra queste ultime, le tele già citate del San Martino e il povero del Cavalier D’Arpino e la Decollazione del Battista di Andrea Vaccaro
13 marzo -15 maggio ore 9.00-20.00 escluso il mercoledì
Galleria Nazionale della Puglia “Girolamo e Rosaria Devanna” - Palazzo Sylos Calò
Via G. Rogadeo, 14 - Bitonto
Tel. 080 099708
gallerianazionaledellapuglia@beniculturali.it - www.gallerianazionalepuglia.beniculturali.it
Promossa da: Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Puglia, Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici della Puglia in collaborazione con il Museo Provinciale “Sigismondo Castromediano” di Lecce.
Obiettivo della Mostra è ripercorrere, sulla scorta degli studi dedicati all’argomento e a seguito di un’accurata indagine condotta sul territorio della Puglia storica, le vicende figurative sviluppatesi nella regione a seguito delle dirompenti novità apportate dal verbo caravaggesco. E se la splendida tela di San Martino e il povero del Cavalier d’Arpino, si pone quale illustre documento figurativo giunto, ai primi del Seicento, dal massimo centro di elaborazione artistica, la testimonianza della precocissima commissione al Merisi, appena giunto a Napoli in fuga dai feudi dei Colonna nel 1606, da parte di Nicolò Radulovich, di lì a poco divenuto marchese di Polignano a Mare, di un misterioso dipinto per la locale chiesa di santa Maria di Costantinopoli, oggi conosciuta come sant’Antonio di Padova, ritenuto da alcuni studiosi disperso, da altri identificabile con la Madonna del Rosario del Kunsthistorisches Museum di Vienna, segna l’avvio della storia del caravaggismo in Puglia. Tra i primi frutti ramificati del caravaggismo, ancor oggi fortunatamente conservati sul territorio, si attestano le due tele di Carlo Sellitto, tra i primi artisti che operano a Napoli e che si dimostrano subito pronti ad accogliere le innovazioni caravaggesche. La Madonna del Suffragio di Aliano e il più tardo San Carlo Borromeo di Troia, ancorché segnati da residui di cultura tardocinquecentesca, esito della giovanile formazione del pittore, denotano verità epidermiche e di luce di schietto caravaggismo.
Una rara e inedita testimonianza figurativa del caravaggismo romano riferibile all’ambito di Bartolomeo Manfredi è l’inedita Incoronazione di spine rinvenuta nella cattedrale di Manfredonia.
Ispirato al celebre tema trattato dal Merisi è il Cristo alla colonna di Massimo Stanzione che larga fortuna riscosse in ambito salentino, come attestano le repliche seicentesche note dello stesso soggetto; ulteriore documento dell’intensa meditazione operata dal pittore sulla lezione del Caravaggio e dei suoi seguaci a Napoli e a Roma è l’inedita Incredulità di san Tommaso.
Alla fase naturalistica di Andrea Vaccaro, appartiene la Decollazione del Battista, scoperta di recente a Bari, che costituisce un prezioso contributo alla conoscenza della poco nota attività giovanile dell’artista partenopeo incantato dalla poetica del Caravaggio.
A determinare la diffusione del linguaggio naturalistico d’ispirazione caravaggesca contribuì la locale committenza aristocratica e alto borghese che, soggiornando tra Napoli e la Puglia, favorì l’affermarsi in loco dei nuovi orientamenti in voga nella capitale, incoraggiando presso le decentrate, ma vivacissime “corti” pugliesi il trasferimento di pittori del calibro di Paolo Finoglio e di Francesco Guarino. Il primo, ampiamente rappresentato in mostra, operò soprattutto nel Salento e, rientrato da Napoli, alla corte degli Acquaviva a Conversano; Francesco Guarino, dopo una stagione napoletana, approdò alla corte gravinese degli Orsini. Intanto affluivano nella regione opere di Filippo Vitale, Battistello Caracciolo e, successivamente, di Ribera, Pacecco De Rosa, Agostino Beltrano, Massimo Stanzione, mentre si affermavano protagonisti autoctoni come Cesare Fracanzano e Carlo Rosa, entrambi formatisi a Napoli. Con essi si completava la fortuna della maniera di Caravaggio che, esaurita la spinta propulsiva di una “renovatio” cattolica di forte intensità, lascerà il posto a più travolgenti modelli barocchi, diffusi in Puglia dagli allievi di Luca Giordano.
Anche la natura morta, genere a cui si dedicò il giovane Caravaggio, è rappresentata in mostra con la splendida e problematica tela con Frutta e verdura con fioriera e colomba in volo proveniente dalla collezione “Camillo d’Errico” di Palazzo San Gervasio e il dipinto siglato da Giacomo Coppola con Frutta con una caraffa di fiori e una gazza del Museo Civico di Gallipoli.
Lo studio delle opere, alcune delle quali restaurate per la mostra, ha consentito di formulare nuove attribuzioni o di precisarne alcune già espresse in altre occasioni. Talune opere, restaurate presso il Laboratorio di Restauro della Soprintendenza della Puglia, trovano posto in mostra “in corso d’opera”, altre sono esposte a restauro appena ultimato. Tra queste ultime, le tele già citate del San Martino e il povero del Cavalier D’Arpino e la Decollazione del Battista di Andrea Vaccaro
13 marzo -15 maggio ore 9.00-20.00 escluso il mercoledì
Galleria Nazionale della Puglia “Girolamo e Rosaria Devanna” - Palazzo Sylos Calò
Via G. Rogadeo, 14 - Bitonto
Tel. 080 099708
gallerianazionaledellapuglia@beniculturali.it - www.gallerianazionalepuglia.beniculturali.it
Promossa da: Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Puglia, Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici della Puglia in collaborazione con il Museo Provinciale “Sigismondo Castromediano” di Lecce.
© 2021 MiC - Pubblicato il 2020-10-27 22:27:18 / Ultimo aggiornamento 2020-10-27 22:27:18