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Intervento del Ministro Bondi al convegno “Nazione e Stato. L’Italia di Ricasoli e di De Gasperi”
Testo del comunicato
“Trovo che il termine “nazione” ben si attagli sia a Ricasoli che a De Gasperi, poiché entrambi si contraddistinguono per un progetto politico attraverso il quale tendono a costruire la nazione Italia: in termini federalisti, Ricasoli, per arrivare all’unità; in termini unitari, De Gasperi, per superare la frattura della guerra civile”. Con queste parole il Ministro per i beni e le attività culturali, Sandro Bondi, ha aperto il suo intervento in occasione del convegno “Nazione e Stato. L’Italia di Ricasoli e di De Gasperi” tenutosi oggi alla Sala della Lupa della Camera dei Deputati.
“Vale la pena – ha sottolineato in particolare il Ministro - specie nell’imminente inizio delle celebrazioni per i 150 anni dell’Unità, cercare di rispondere a una domanda non banale: che cosa è l'Italia per noi del centrodestra? Ecco, credo innanzitutto che potrei sintetizzare il mio pensiero con la frase “L’Italia, le tante Italie”, poiché non concepisco l’unità se non come somma feconda delle differenze che hanno sempre contraddistinto il nostro Paese, la cui caratteristica è proprio quella di avere storie diverse. E sono queste storie che hanno prodotto il patrimonio culturale di cui l'Italia è orgogliosa. Anzi. Poco prima di morire Don Gianni Baget Bozzo mi scrisse una lettera, in cui mi spronava proprio da Ministro dei beni culturali “a dare valore alle differenze e a far sì che ogni frammento dell'universo italiano trovi il modo di valorizzare se stesso. E questo nel rigoroso rispetto dell'unità e dell'autorità dello Stato nazionale, che solo può dare al nostro paese quella rappresentanza in Europa e nel mondo che le compete e garantire l'eguale tutela dei cittadini e la valorizzazione della cittadinanza”.
“D’altronde – ha concluso il Ministro - una politica liberale è una politica della differenza e non dobbiamo sforzarci di pensare come unificato ciò che è stato creato come diverso. Semmai dobbiamo sforzarci di prendere il meglio da quanto è diverso. Così, prende corpo, per esempio, il federalismo, di cui Ricasoli fu tra i primi interpreti, che non è un concetto precipitato per caso nella discussione odierna, bensì una delle possibilità storiche che si era dato il Risorgimento e che non è stata colta, ma che rimane agli albori del nostro stato-nazione. Un sistema di governo che se ben architettato dovrebbe condurci alla valorizzazione delle differenze che nella nostra storia sono sempre state un fattore di civiltà e di progresso”.
Roma, 8 giugno 2010
Ufficio Stampa MiBAC
06-67232261/2
“Vale la pena – ha sottolineato in particolare il Ministro - specie nell’imminente inizio delle celebrazioni per i 150 anni dell’Unità, cercare di rispondere a una domanda non banale: che cosa è l'Italia per noi del centrodestra? Ecco, credo innanzitutto che potrei sintetizzare il mio pensiero con la frase “L’Italia, le tante Italie”, poiché non concepisco l’unità se non come somma feconda delle differenze che hanno sempre contraddistinto il nostro Paese, la cui caratteristica è proprio quella di avere storie diverse. E sono queste storie che hanno prodotto il patrimonio culturale di cui l'Italia è orgogliosa. Anzi. Poco prima di morire Don Gianni Baget Bozzo mi scrisse una lettera, in cui mi spronava proprio da Ministro dei beni culturali “a dare valore alle differenze e a far sì che ogni frammento dell'universo italiano trovi il modo di valorizzare se stesso. E questo nel rigoroso rispetto dell'unità e dell'autorità dello Stato nazionale, che solo può dare al nostro paese quella rappresentanza in Europa e nel mondo che le compete e garantire l'eguale tutela dei cittadini e la valorizzazione della cittadinanza”.
“D’altronde – ha concluso il Ministro - una politica liberale è una politica della differenza e non dobbiamo sforzarci di pensare come unificato ciò che è stato creato come diverso. Semmai dobbiamo sforzarci di prendere il meglio da quanto è diverso. Così, prende corpo, per esempio, il federalismo, di cui Ricasoli fu tra i primi interpreti, che non è un concetto precipitato per caso nella discussione odierna, bensì una delle possibilità storiche che si era dato il Risorgimento e che non è stata colta, ma che rimane agli albori del nostro stato-nazione. Un sistema di governo che se ben architettato dovrebbe condurci alla valorizzazione delle differenze che nella nostra storia sono sempre state un fattore di civiltà e di progresso”.
Roma, 8 giugno 2010
Ufficio Stampa MiBAC
06-67232261/2
© 2021 MiC - Pubblicato il 2020-10-27 22:29:49 / Ultimo aggiornamento 2020-10-27 22:29:49