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Caserta: Il ritorno dei Borboni nella reggia? Sì, ma solo in un museo
Testo del comunicato
Un museo borbonico all’interno della reggia di Caserta per promuoverne e valorizzarne l’immagine. Uno spazio in cui raccogliere, conservare e catalogare materiale e opere riferibili alla dinastia che fino al 1860 ha regnato sul Mezzogiorno. E vendere tanto le famose sete di san Leucio quanto le mozzarelle di bufala. È l’obiettivo del disegno di legge 1797, presentato dalla deputata Pdl Giovanna Petrenga, che la prossima settimana sarà all’esame della commissione Cultura di Montecitorio. Dopo il Gran ballo tenuto lo scorso anno, con tanto di vestiti d’epoca e sfilata in costume dei reparti militari per le vie del centro cittadino, proprio in concomitanza con le celebrazioni per i 150 anni dell’Unità d’Italia potrebbe di nuovo scoccare l’ora dei Borboni. Perno della “rinascita” della storica sede di rappresentanza che nel ‘700 eguagliava per splendore il palazzo reale di Versailles, è l’autonomia gestionale della Soprintendenza architettonica di Caserta. Alla reggia vanno infatti solo 300 mila dei circa due milioni di euro di incasso annuale tra vendita di biglietti e concessione degli spazi per eventi. Denaro che lo Stato “gira” dopo aver incamerato il complesso delle entrate. Una somma tuttavia insufficiente a salvaguardare la grande struttura dal degrado, dal momento che i vari servizi, dal giardinaggio alle pulizie, sono dati in appalti esterni. Col conferimento dell’autonomia, gli introiti verrebbero invece utilizzati tutti in loco.
“I problemi di manutenzione ordinaria sono serissimi - spiega al VELINO la Petrenga, che nella seconda metà degli anni Novanta ricoprì l’incarico di direttrice della reggia -. In passato c’è stata un’importante opera di riqualificazione realizzata attraverso fondi europei ma il problema è la manutenzione ordinaria: oltre alla struttura vanvitelliana ci sono infatti i tre chilometri di lunghezza del parco centrale, senza contare i 33 ettari del giardino all’inglese”. La stessa Unesco, del resto, al momento di proclamarla patrimonio dell’umanità aveva sollecitare la creazione di un organismo in grado di assicurarne una efficace gestione. Così da fare della grande residenza vanvitelliana il perno di una domanda turistica che ruota attorno ai vari siti reali borbonici campani, come Carditello, San Silvestro o San Leucio. Ma nella nuova “mission” della reggia non ci sarà spazio solo per i cimeli borbonici, bensì anche per l’enogastronomia: la proposta prevede infatti di realizzare all’interno della reggia anche un punto vendita di prodotti e manufatti tipici del casertano e del territorio che faceva al Regno di Napoli. Mozzarelle di bufala comprese.
fonte dati: IL VELINO
“I problemi di manutenzione ordinaria sono serissimi - spiega al VELINO la Petrenga, che nella seconda metà degli anni Novanta ricoprì l’incarico di direttrice della reggia -. In passato c’è stata un’importante opera di riqualificazione realizzata attraverso fondi europei ma il problema è la manutenzione ordinaria: oltre alla struttura vanvitelliana ci sono infatti i tre chilometri di lunghezza del parco centrale, senza contare i 33 ettari del giardino all’inglese”. La stessa Unesco, del resto, al momento di proclamarla patrimonio dell’umanità aveva sollecitare la creazione di un organismo in grado di assicurarne una efficace gestione. Così da fare della grande residenza vanvitelliana il perno di una domanda turistica che ruota attorno ai vari siti reali borbonici campani, come Carditello, San Silvestro o San Leucio. Ma nella nuova “mission” della reggia non ci sarà spazio solo per i cimeli borbonici, bensì anche per l’enogastronomia: la proposta prevede infatti di realizzare all’interno della reggia anche un punto vendita di prodotti e manufatti tipici del casertano e del territorio che faceva al Regno di Napoli. Mozzarelle di bufala comprese.
fonte dati: IL VELINO
© 2021 MiC - Pubblicato il 2020-10-27 22:27:16 / Ultimo aggiornamento 2020-10-27 22:27:16