Museo archeologico di Eboli e della Media Valle del Sele e Aree archeologiche delle fornaci SS. Cosma e Damiano e della Villa Romana di Paterno
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Eventi
Primo maggio 2024 - apertura festiva al Museo Archeologico Nazionale di Eboli
Carosello galleria
Il Chiostro del Convento di San Francesco
Il chiostro, che presenta i segni della ristrutturazione cinquecentesca, si sviluppa su tre lati, con un portico coperto da volte a vela. Al piano superiore si aprono finestre rettangolari con timpani curvilinei. Al centro del chiostro vi è una grande cisterna interrata con pozzo.
Corredo funerario da Oliveto Citra, tomba 35 della necropoli in località Turni (prima metà del V sec. a.C.)
Il corredo è costituito per lo più da vasellame ceramico, in cui l’olletta di impasto e il piatto/bacile in argilla figulina fanno parte di un rituale funerario, retaggio di secoli precedenti, che sottolinea come l’accumulo di ricchezze ricavate dalla terra distingua socialmente chi ha il possesso di queste risorse. L’unico vaso di maggiori dimensioni è il cratere decorato da motivi fitomorfi, peculiari di una classe ceramica largamente attestata in questo periodo, soprattutto ad Oliveto Citra. Tra gli ornamenti personali interessante il rivestimento in ambra pertinente ad un arco di fibula ed un pendente a batacchio in bronzo.
Testa di Ercole in marmo pavonazzetto da Eboli, villa romana di Paterno (I sec. d.C.)
L’erma in origine doveva essere dotata di un pilastrino applicato (probabilmente il piede di un tavolo in marmo, spesso presente tra le suppellettili di lusso che abbellivano le dimore patrizie), che raffigura una testa maschile barbata con ricca capigliatura, resa da file ordinate ed eleganti di riccioli; la presenza della leontè (pelle leonina) permette di riconoscervi Ercole/Eracle.
Statuetta fittile di Hera da Campagna, tomba 5 della necropoli di Piantito (prima metà del IV sec. a.C.)
La statuetta raffigura una divinità femminile seduta in trono, con un piatto per libagioni (patera) nella mano destra e un cestino di frutti nella sinistra, secondo l’iconografia che caratterizza la figura di Hera nella vicina Poseidonia-Paestum. L’uso di deporre nella tomba immagini di divinità è documentato in altri siti dalla fine del VI al IV secolo a.C., in tombe di bambini, dove sembra di potervi leggere una richiesta di protezione nell’ultimo grande viaggio verso l’aldilà.
Statuetta fittile femminile da Eboli, tomba 31 di Via San Berardino (secondo quarto del VI sec. a.C.)
La statuetta, unico esemplare dal territorio eburino e molto probabilmente prodotta nella vicina Poseidonia, rappresenta una figura femminile, con il braccio sinistro proteso- nel gesto della promachos – e fiore di loto, mentre con la mano destra sollevata sorregge un vaso sul capo.
Armatura in bronzo da Eboli, tomba 37 della necropoli di Santa Croce (340-330 a.C.)
L’armatura, indossata dal defunto, era composta dall’elmo di bronzo del tipo “Sud Italico Calcidese”, dalla corazza anatomica, in forma di placca appena articolata, dal cinturone e dagli schinieri in bronzo, e portava il pugnale di ferro sul fianco destro.
Hydria a figure rosse da Campagna, tomba 9 della necropoli di Piantito (prima metà del IV sec. a.C.)
L’hydria, contenitore per l’acqua di solito presente solo nelle sepolture femminili, è di fabbrica pestana ed ascrivibile all’officina di Assteas, celebre per il noto vaso con il ratto di Europa al Museo archeologico del Sannio caudino. La sua pregevole fattura, assieme alla ricchezza qualitativa e quantitativa del corredo, connota la sepoltura come appartenente ad una figura di spicco all’interno della comunità.
Fiaschetta in bronzo da Eboli, tomba 242 della necropoli di San Cataldo (780-750 a.C.)
La fiaschetta, di fabbricazione etrusca, è posta in posizione di rilievo nel corredo di questa deposizione, che appartiene ad una bambina di 8/10 anni, come un vero e proprio “status symbol”. Assieme alla ricchezza del costume, questo esemplare definisce questa sepoltura come nettamente emergente rispetto al panorama della necropoli.
Base di statua onoraria con iscrizioni da Eboli, cd. “stele eburina” (183 d.C.)
La base fu ritrovata nell’800, reimpiegata nella muratura del campanile della chiesa di S. Maria ad Intra, a Eboli. Acquistata dal Comune nel 1903, è attualmente esposta nell’atrio del museo. Il testo epigrafico inciso costituisce uno dei documenti più importanti e complessi della storia dell’antica Eboli. Sulla faccia anteriore è presente la dedica a Tito Flavio Silvano, Patrono del municipium di Eburum, da parte del collegio dei Dendrofori, i cui membri si occupavano del taglio dei boschi e della lavorazione del legno. Sul lato destro della base sono indicati i nomi dei magistrati sotto i quali avvenne la dedica, mentre sul lato opposto viene testimoniato il riutilizzo della base tra la fine del III e gli inizi del IV secolo a.C.
Sala centrale del primo piano
La sala centrale al primo piano del Museo, corrispondente all’ambulacro dell’ex convento sul quale si affacciavano le celle dei frati, ospita i materiali provenienti dalle necropoli di IV secolo a.C. di Eboli, Campagna e Oliveto Citra, pertinenti all’orizzonte culturale lucano. Sono esposti, inoltre, i materiali votivi di un santuario medio-repubblicano (III-II sec. a.C.) individuato sulla collina di Montedoro di Eboli e un’erma dalla villa romana di Paterno.
Il soffitto della Cappellina privata del Convento di San Francesco
Il soffitto della cappella privata dei frati, ubicata al primo piano del Convento di San Francesco, presenta un delicato apparato decorativo costituito da stucchi, con al centro della volta la colomba dello Spirito Santo, unica testimonianza conservata di un programma generale di valorizzazione del luogo attuato intorno al 1738.
Kylix attica a figura rosse da Eboli, tomba 83 di Via G. B. Vignola (inoltrato V. sec. a.C).
La kylix, coppa per bere il vino, presenta una decorazione figurata all’esterno della vasca, che raffigura un corteo dionisiaco di musici e danzatori