"Item librum unum dictum lu Danti, quod dicitur De Inferno"
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InfoDescrizione
La conoscenza di Dante in Sicilia è documentata fin dalla seconda metà del Trecento e la diffusione della sua opera più famosa fu in parte dovuta ai sentimenti politici dello stesso poeta, che aveva esaltato il Regno di Sicilia e la rivoluzione dei Vespri, ma anche al trasferimento nella Sicilia occidentale di numerose colonie di famiglie fiorentine, dopo la reazione dei guelfi seguita alla caduta degli Svevi. Non a caso, ben dodici codici della Commedia sono presenti in inventari di beni e di librerie del XV secolo, di Petralia Soprana, Palermo, Messina, Catania, Trapani: codici cartacei e membranacei ("item liber Dantis pulcher in carta membrana "; " item librum Dantis vetus in carta bombicis "; " item librum Dantis cum comento et tabula ", ecc.) elencati in H. Bresc, Livre et société en Sicile (1299-1499), Palermo 1971. L’Archivio di Stato di Palermo conserva la notizia di un "librum unum dictum lu Danti, quod dicitur De Inferno”, che faceva parte di un inventario di beni appartenenti alla casa reale di Federico III il Semplice, redatto a Messina nel 1367, registrato in Real Cancelleria, reg. 11, cc. 62v-63v. Natoli - che studiò per primo la fortuna di Dante nell’isola - rilevava che l'uso di quella metonimia era sintomatico della popolarità che l'autore della Commedia godeva nel XIV secolo in Sicilia.
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