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InfoDescrizione
Tre cantiche.
Versi senza tempo.
Una Galleria.
Volti, sguardi, persone, storie.
Una visita guidata per immagini dalle ore 7.00 disponibile nei canali social e su YouTube.
Vi regaliamo un piccola #anteprima delle opere che abbiamo scelto.
Pietro Vannucci detto il Perugino, Annunciazione
(Collezione privata, in comodato d’uso gratuito presso la Galleria Nazionale dell’Umbria)
Questa deliziosa tavoletta è certamente tra le opere più liriche del catalogo di Pietro Perugino, per l’armoniosa composizione, la luminosità tersa e dorata e il raro equilibrio tra architettura, paesaggio e figura umana, dove nessun elemento soverchia l’altro.
L’opera è ricordata nel 1742 in un inventario dei beni del conte Costantino Ranieri e appartiene tuttora a questa storica famiglia perugina, che l’ha generosamente concessa alla fruizione del pubblico consentendone l’esposizione alla Galleria Nazionale dell’Umbria.
La destinazione a un contesto privato ha fatto sì che il dipinto restasse a lungo ignoto alla critica, fino alla sua esposizione alla Mostra d’Antica Arte Umbra del 1907. Da allora il dibattito è stato acceso, in primo luogo sulla cronologia dell’opera, che oscilla addirittura nell’arco di vent’anni, tra la metà degli anni settanta e la metà degli anni novanta del Quattrocento. Molto discussa è stata anche l’attribuzione della tavola, con studi che la ritenevano prodotto di bottega, non riscontrandovi particolare pregio, e analisi al contrario entusiastiche della sua qualità stilistica, dove si avanza persino il nome di Raffaello.
Benozzo Gozzoli, Santa Lucia, particolare dal pilastro destro della Pala della Sapienza Nuova
(Perugia, Galleria Nazionale dell’Umbria)
La pala della Sapienza Nuova è datata 1456 e firmata “Benotius de Florentia”, ovvero Benozzo Gozzoli, allievo di Beato Angelico molto attivo in Umbria negli anni cinquanta del Quattrocento, dopo aver collaborato con il maestro nel 1447 agli affreschi delle volte della cappella di San Brizio nel Duomo di Orvieto.
L’opera proviene dalla cappella di San Girolamo nel Collegio della Sapienza Nuova di Perugia, fondato nel 1427 dall’allora vescovo Benedetto Guidalotti per ospitare studenti indigenti o fuori sede dello Studium generale, di cui era docente. La commissione si deve probabilmente a Elisabetta Guidalotti, sorella di Benedetto, che qualche tempo prima aveva ingaggiato Beato Angelico per la realizzazione del polittico destinato alla cappella di famiglia in San Domenico, nel quale alcuni studiosi riconoscono anche l’intervento di Benozzo.
Oltre che nel pregio qualitativo, l’importanza del dipinto risiede nel suo essere un precoce esempio in Umbria di tabula quadrata et sine civoriis rinascimentale, ovvero di pala priva di partizioni interne, in cui i principali personaggi sacri – in questo caso la Vergine e il Bambino – condividono lo stesso spazio dei santi. La carpenteria della macchina d’altare non si ispira più alle esuberanze dell’architettura gotica, con le sue guglie, le sue cuspidi e i suoi pinnacoli, ma alla sobrietà e al rigore degli edifici classici, da cui derivano i pilastri con capitelli fogliati.
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