Dantedì - Al Castello di Trani
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Descrizione
“Se tu mi puoi far lieto, rivelando a la mia buona Costanza come m’hai visto, e anco esto divieto”!
Quanta umanità traspare nelle parole che Re Manfredi rivolge a Dante durante l’incontro descritto nel III canto del Purgatorio, ricordando con amore la sua bella e buona figlia Costanza, a cui va il pensiero all’inizio e a conclusione del suo intervento!
Manfredi, che per anni insieme alla sua seconda moglie Elena ha vissuto a Trani nel Castello, si presenta prediligendo la via matriarcale, come nipote della Costanza imperatrice. Con le sue parole sembra inanellare con un sottile file rouge, i nobili sentimenti di rispetto e devozione filiale e genitoriale che contribuiscono alla creazione della sua immagine.
Questi sentimenti di grandezza e
dignità più volte e in più opere vengono sottolineati da Dante nel descrivere quasi
tutti i componenti della dinastia degli Hohenstaufen:
uomini e donne, che pur peccatori, rifulgono della bellezza idealizzata derivante
dalla loro nobiltà di spirito oltre che quella di censo.
Una lezione
attualissima questa, su cui vi invitiamo a riflettere anche attraverso la
visione sulla pagina FB del Castello di un breve power point preparato per
celebrare il D-Day,…
…fantasticando
che la bella e buona Costanza fosse riuscita anche a portare parole di
consolazione per i suoi fratellastri che, con la morte in battaglia di
Manfredi, vennero traditi dal castellano di Trani, convinto da delegazione di “certi frati” a
“fari prisune la reina cu’li soi figli” e a “serrao la povera Alena cu’li soi figli et alzao lo ponte de lu castello…” sino a quando “A lu dì sei de lo dicto mise (n.d.r.febbraio) , multa genti d’arme a cavallu de lu re Carlu che andava in cerca de la Reina, et la pigliaro cu li soi quattro figli et tutto lu tesoru che avia, et de nocte se li portarono ne si sappe dove”- trascrizione di una perduta cronaca di Anonimo tranese- Vincenzo Manfredi inizi XVIII
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