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UN CEMBALO IN MARMO PER FRANCESCO II D’ESTE
Testo del comunicato
Grazie al mecenatismo della Fondazione Cassa di Risparmio di Modena, la Galleria Estense si arricchisce di una nuova, importantissima acquisizione: il cembalo in marmo di Michele Antonio Grandi.
L’acquisizione è frutto di una fattiva collaborazione tra la Soprintendenza per il Patrimonio Storico Artistico e Etnoantropologico di Modena e Reggio Emilia e la Fondazione della Cassa di Risparmio di Modena: l’opera, individuata e esaminata dalla Soprintendenza, è stata acquistata dalla Fondazione e concessa in comodato gratuito alla Galleria Estense.
L’opera verrà presentata nella Galleria Estense venerdì 2 dicembre 2005 alle ore 17.00
L’artista, Michele Antonio Grandi, originario di Carrara, era giunto a Modena nel 1686 con una chitarra di marmo. Francesco II d’Este, grande cultore dell’arte musicale, fu così affascinato dal suono vigoroso della chitarra che commissionò al Grandi un cembalo in marmo. L’artista lo realizzò in sei mesi.
Lo strumento, in marmo bianco statuario di Carrara, misura 269 cm. di lunghezza e presenta su tutta la superficie un rilievo raffigurante vari motivi decorativi: girali stilizzati che includono foglie di acanto, tulipani, un uccellino e rosoni. Sulla lastra, scorrevole, che delimita la tastiera, vi è riportata la scritta "MICHAEL ANTONIUS DE GRANDIS CARRARIENSIS FECIT ET INVENTOR FUIT".
Opera inconsueta, straordinaria nel suo genere, di grande eleganza per la raffinata decorazione, è frutto di quel gusto per l’oggetto curioso e bizzarro che è un aspetto del collezionismo rinascimentale e barocco, a cui non si sottrassero gli Estensi. Anzi, la famiglia d’Este fu particolarmente attratta da questo genere di oggetti, come testimonia la presenza nelle collezioni estensi di numerose opere di varia natura, sculture in bronzo, avorio, ambra, corallo, ceramiche, medaglie, gemme, e così via.
Da una postilla aggiunta ad un inventario settecentesco, in cui viene registrato il cembalo, si apprende che lo strumento si trovava nel Palazzo Ducale di Modena fino al 1872; da allora se ne sono perse le tracce.
Dunque la presenza a Modena del cembalo va intesa come ritorno nella sede originaria, piccolo tassello ricomposto di una ricchissima collezione che ha perso nel tempo tanti capolavori.
Il cembalo, modificato in parte nella meccanica nel corso dell’Ottocento, al fine di metterlo in condizione di suonare nuovamente, è stato sottoposto ad un accurato restauro a cura della ditta CBC per la parte marmorea e da Ugo Casiglia per la parte meccanica.
Seguirà un concerto del maestro Gustav Leonhardt.
INFO:
Ufficio stampa:
- Soprintendenza PSAE
Telef. 059 4395715
nlanzetta@beniculturali.it
- Fondazione Cassa di Risparmio
Telef. 059 239888
cecilia.lazzeretti@fondazione-crmo.it