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Risposta scritta all'interrogazione n. 4-09633 del dep. Mauro Pili. Londra. Asta di reperti nuragici.
Testo del comunicato
Si riscontra l’atto di sindacato ispettivo n. 4-09633, con il quale l’Onorevole interrogante, premesso che il 30 giugno 2015 si sarebbe tenuta presso una casa d’asta di Londra un’asta di nove bronzetti della civiltà nuragica, appartenenti a collezioni private libanesi, chiedeva di sapere se il Ministero non ritenesse di dover intervenire per un recupero del patrimonio suddetto e una verifica delle ragioni della vendita di tali reperti archeologici. A seguito della segnalazione pubblicata su vari quotidiani in merito alla vendita di reperti archeologici di presunta provenienza dalla Sardegna, programmata presso la Galleria “Pall Mall” di Londra il 30 giugno 2015, il Ministero ha immediatamente attivato il Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale, il quale ha accertato che l’asta si sarebbe svolta presso “Acr Auction” di Londra e che tra i beni vi erano 9 bronzetti, asseritamente sardi del periodo nuragico e con provenienza dichiarata da collezione privata libanese. Gli accertamenti, eseguiti anche presso la sede romana della “Acr Auction”, non hanno consentito di acquisire elementi tali da implicare la sussistenza di reati (furto, ricettazione, esportazione illecita) e promuovere un’azione penale o di cooperazione internazionale di polizia per il recupero dei beni. Né, per la stessa ragione, è stato possibile interessare gli organi di polizia inglese per acquisire documentazione presso la casa d’aste. Inoltre la legislazione inglese non prevede nel proprio ordinamento giuridico lo scavo clandestino e l’esportazione illecita, tutelando quindi il possessore dei beni e la sua presunta buona fede fino a prova contraria, da accertarsi in ambito processuale civile in Gran Bretagna. Nonostante l’assenza di motivi oggettivi a supporto della richiesta, veniva formalmente sollecitata la “Acr Auction” affinché sospendesse in via cautelativa l’asta. Quest’ultima, tuttavia, non sussistendo motivi ostativi alla vendita e trattandosi di opere di esiguo valore economico ed artistico, decideva di proporli in asta prevista per il 30 giugno. Con un comunicato stampa ANSA dello stesso 30 giugno, riportato successivamente da diversi organi di informazione e diffuso via web, la “Fondazione di partecipazione NURNET-La rete” e il gruppo facebook “Archeologia della Sardegna” hanno reso noto di aver acquistato quattro (su nove) bronzetti, raffiguranti statuette di animali, in vendita all’asta “Acr Auction” al fine di riportarli in Sardegna, grazie al contributo di soci e privati cittadini. Si tratta di un cavallo, due stambecchi e un ariete che potrebbero essere attribuiti al periodo compreso fra il IX e il VI sec. a.C.. La Soprintendenza archeologica competente ha potuto verificare che, dalla documentazione fotografica disponibile sul sito web della casa d’aste, non si può escludere l’autenticità e la effettiva pertinenza all’ambito culturale nuragico dei reperti indicati come pertinenti alla civiltà nuragica nelle schede illustrative dell’asta, in particolare per le quattro figurine umane. Per una valutazione tecnico-scientifica attendibile, tuttavia, sarebbe necessario procedere con un’analisi diretta dei reperti e con indagini chimico-fisiche specifiche. I reperti in ogni caso non risultano documentati in atti e provvedimenti agli atti della Soprintendenza competente relativi a ricerche, scavi, rinvenimenti occasionali e collezioni private. Non risulta inoltre documentata agli stessi atti la collezione “Farid Ziade, Jdeidet Ghazir, Libano”, cui i reperti apparterebbero secondo quanto indicato nelle relative schede illustrative dell’asta. Analoghe verifiche sono state avviate anche dalla Direzione Generale delle antichità del Ministero della cultura del Libano, su richiesta inviata dalla Soprintendenza. Sulla base degli elementi a disposizione, dunque, non è possibile affermare con certezza che i reperti provengano da contesti archeologici della Sardegna, in quanto è nota la presenza di materiale di ambito culturale nuragico in siti archeologici sia della penisola italiana (in particolare di area etrusca-Toscana, Lazio, Campania) sia di altre regioni del Mediterraneo (Spagna, Tunisia, Creta e Cipro), quale frutto di scambi e commerci tra le popolazioni antiche. In assenza di informazioni circa le modalità e l’epoca del rinvenimento e di indicazioni relative alle condizioni che ne hanno determinato l’acquisizione nella collezione indicata, non è possibile stabilire se i reperti siano nella legittima disponibilità del titolare della collezione ai sensi della normativa vigente, o se siano invece esito di scavi archeologici clandestini e traffici illeciti. Il Ministero è in attesa di ricevere la documentazione richiesta alla casa d’aste e di notizie sui risultati delle verifiche del Ministero della cultura del Libano; sono comunque ancora in corso ulteriori accertamenti per cercare di risalire all’eventuale sito archeologico di provenienza dei beni ed al relativo periodo in cui sarebbe avvenuto l’eventuale scavo clandestino. In tal senso, allo stato attuale, e con riserva di aggiornamenti alla luce di eventuali successive acquisizioni informative, i beni non risultano di provenienza furtiva (gli esiti del controllo nella apposita banca dati sono negativi), non risulta una provenienza da scavo clandestino e non vi sono elementi per supportare l’ipotesi di una ricettazione (art. 648 c.p.) o di esportazione illecita (art. 174 D. Lgs. 42/2004). In tema di ritrovamenti di bronzetti nuragici, si ritiene importante segnalare l’impegno costante del Ministero nella valorizzazione e salvaguardia del patrimonio nazionale anche attraverso esposizioni e mostre sul territorio. In particolare il 15 luglio u.s. è stata inaugurata a Cagliari la mostra “La Memoria Ritrovata – L’Arma e lo scrigno dei tesori recuperati”, esposizione temporanea allestita in Cittadella dei Musei di dipinti e reperti archeologici recuperati grazie all'azione investigativa del Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale, che comprende, tra le altre opere, anche un piccolo tesoro sardo tra i 5500 reperti archeologici recuperati di recente: sono 39 bronzetti nuragici realizzati dai nostri antenati in piena Età del ferro, sottratti illegalmente dagli scavi e destinati al mercato clandestino. I bronzetti, ritrovati nell’ambito di quella che è considerata una delle più importanti operazioni di salvataggio di beni archeologici italiani, alla chiusura dell’esposizione (prevista per il 15 ottobre 2015) resteranno esposti in vari musei della Sardegna.
Documentazione:
Pili 29 luglio 2015
(documento in formato pdf, peso 214 Kb, data ultimo aggiornamento: 31 agosto 2015 )