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Risposta scritta all'interrogazione n. 4-08771 del dep. Cosimo Petraroli. Varese. Castello di Belforte.
Testo del comunicato
Si riscontra l’atto di sindacato ispettivo n. 4-08771, con il quale l’Onorevole interrogante, premesso che il castello di Belforte, posto nell’omonimo rione di Varese, riveste un notevole interesse storico-artistico e rappresenta una delle strutture maggiormente rappresentative del Risorgimento italiano, e che, nonostante l’attuale stato di incuria e abbandono potrebbe divenire sede dell’Archivio di Stato o museo, chiede di sapere se il Ministero non ritenga doveroso intervenire per un recupero e una valorizzazione del castello in modo da poterlo riutilizzare per un significativo impiego pubblico. L’immobile denominato “Castello di Belforte” si origina da un complesso fortificato sorto nel XII secolo su un piccolo rilievo a controllo del fiume Olona e della strada verso Como e i passi alpini: si trova su alcuni documenti imperiali del 1164 la dizione “ in castro Belforth” ad indicare il luogo e là il castello Bel Forte. Il castello venne espugnato dai Comaschi probabilmente dopo il 1285. Persa la necessità difensiva, la rocca-castello venne successivamente trasformata in complesso agricolo: fu quindi proprietà del marchese Galeazzo Clivio che nel 1445 la lasciò all’ospedale di Milano. Successivamente, nella metà del ‘600, i marchesi Biumi trasformarono la costruzione in residenza con la realizzazione di un portico su colonne binate e un ordine di finestre sovrastate da timpani triangolari e curvi alternati; l’ambizioso progetto originario, senza eguali per imponenza e caratteristiche (era previsto un cortile chiuso su quattro lati) non fu mai ultimato. Nei secoli seguenti il complesso fu utilizzato ai fini agricoli ma da cinquanta anni risulta in abbandono e degrado; nel 1969 furono interessate da crolli e demolite ampie parti del complesso, coinvolgendo anche la parte seicentesca e pregevolissimi solai cassettonati. Nel 2005 la Soprintendenza dei Beni Architettonici autorizzò alcuni lavori di messa in sicurezza, con ricostruzione della copertura e dei solai intermedi, purtroppo non estesi all’intero complesso: nel 2008, infatti, a causa di alcuni crolli si rendeva necessario continuare le opere di impermeabilizzazione e consolidamento. Il vincolo sul complesso venne apposto dapprima il 27/04/1969 per la parte denominata “Belforte vecchio” e successivamente il 21/08/1970 per tutto il “complesso Belforte già Biumi”. Alla data attuale il bene è in parte proprietà del Comune ed in parte di privati che mostrano difficoltà nella conservazione dell’immobile. Nel complesso si notano muraglie quattrocentesche e cinquecentesche con stemmi dei Biumi. Non sono state mai compiute indagini o campagne archeologiche organizzate ma vi è la segnalazione di un rinvenimento archeologico casuale costituito da un vaso fittile frammentato, con decorazione rossa a stralucido, riconducibile alla fase recente della prima età del Ferro. Il degrado del bene e la frammentazione della proprietà rendono difficoltoso il suo recupero: sono state ipotizzate diverse destinazioni d’uso per le necessità di quartiere quali biblioteca, museo, sede di associazioni, centro diurno per anziani, piazza per giardino all’aperto e giardino attrezzato, quindi, più recentemente, parco archeologico. Per quanto riguarda la eventuale destinazione del castello a sede di archivio, occorre specificare che gli edifici destinati a sede di archivi devono corrispondere non solo ai requisiti generali in materia di sicurezza del lavoro e prevenzione degli incendi, fissati dal decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81, e dal decreto del Presidente della Repubblica 1 agosto 2011, n. 151; essi devono per di più corrispondere agli standard costruttivi, tecnici e di sicurezza stabiliti dal regio decreto 7 novembre 1942, n. 1564 – che recepisce direttive suggerite dal C. N. R. – e dal decreto del Presidente della Repubblica 30 giugno 1995, n. 418. Alla luce di quanto sopra rappresentato, si evidenzia come l’uso di un complesso monumentale non costituisca, quindi, una soluzione fattibile tout court, specie in una fase di tagli consistenti alle spese, caratterizzati dalla progressiva diminuzione, negli anni, dei finanziamenti disponibili per investimenti, che rendono impossibile finanziare interventi onerosi di adeguamento strutturale, funzionale e impiantistico, quali quelli indispensabili per la destinazione ad archivio. Basti pensare che la Direzione generale archivi di questo Ministero ha potuto disporre complessivamente, nell’anno 2014 di circa 3,5 milioni di euro, pari a poco più del 12% di quanto assegnato dieci anni fa. Ad ogni modo si assicura che il Ministero, che ha sempre espletato le sue funzioni di tutela e vigilanza sugli immobili citati, collaborerà attivamente con la proprietà e le amministrazioni locali alla valorizzazione del bene, secondo i progetti che saranno proposti
Documentazione:
Petraroli 10 luglio 2015
(documento in formato pdf, peso 157 Kb, data ultimo aggiornamento: 31 agosto 2015 )