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Risposta scritta all'interrogazione n. 4-03220 del sen. Gian Marco Centinaio. D.P.C.M. 29 agosto 2014, n. 171. Archivio di Stato di Genova.
Testo del comunicato
Nell’atto ispettivo n. 4-03220, l’Onorevole interrogante, in relazione ai provvedimenti di riorganizzazione del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo e di ridefinizione dell’articolazione degli uffici dirigenziali di livello non generale, chiede quali iniziative si intenda adottare “al fine di evitare il ridimensionamento dell’archivio di Stato di Genova”. Come è noto, anche questa Amministrazione ha dovuto dotarsi di un nuovo regolamento di organizzazione che recepisse le riduzioni alle piante organiche imposte dalle politiche di revisione della spesa pubblica (spending review), contenute in numerosi provvedimenti normativi finalizzati, tra l’altro, al contenimento e alla riduzione dei costi delle pubbliche amministrazioni. Questo Ministero vi ha provveduto con il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 29 agosto 2014, n. 171, recante “Regolamento di organizzazione del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, degli uffici della diretta collaborazione del Ministro e dell’Organismo indipendente di valutazione della perfomance, a norma dell’art. 16, comma 4 del decreto-legge 24 aprile 2014, n. 66, convertito, con modificazioni, dalla legge 23 giugno 2014, n. 89”, cui è seguito, successivamente, il decreto ministeriale del 27 novembre 2014, contenente “Articolazione degli uffici dirigenziali di livello non generale del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo”. Nel complesso, la riorganizzazione ha imposto il taglio di 37 dirigenti (6 di prima fascia e 31 di seconda fascia). Nonostante che l’indicazione normativa mirasse soprattutto alla riduzione della spesa, l’Amministrazione ne ha colto l’occasione per ridisegnare la propria organizzazione in modo fortemente innovativo, in linea con le misure già adottate con il decreto legge 31 maggio 2014, n. 83, contenente “Disposizioni urgenti per la tutela del patrimonio culturale, lo sviluppo della cultura e il rilancio del turismo”, convertito con modificazioni dalla legge 29 luglio 2014, n. 106 (c.d. decreto ArtBonus). L’adeguamento ai numeri della spending review è divenuto, così, l’opportunità per intervenire sull’organizzazione del Ministero e porre rimedio ad alcuni problemi che, per lungo tempo, hanno segnato l’amministrazione dei beni culturali e del turismo in Italia. Si tratta di disfunzioni e lacune riconosciute ed evidenziate molte volte e da più parti: l’assoluta mancanza di integrazione tra i due ambiti di intervento del Ministero, la cultura e il turismo; l’eccessiva moltiplicazione delle linee di comando e le numerose duplicazioni tra centro e periferia; il congestionamento dell’amministrazione centrale, ingessata anche dai tagli operati negli ultimi anni; la cronica carenza di autonomia dei musei italiani, che ne limita grandemente le potenzialità; la scarsa attenzione del Ministero verso il contemporaneo e verso la promozione della creatività; il ritardo del Ministero nelle politiche di innovazione e di formazione. Allo scopo di risolvere il vero e proprio “ingorgo” burocratico venutosi a creare negli anni a causa della moltiplicazione delle linee di comando e dei frequenti conflitti tra direzioni regionali e soprintendenze, l’amministrazione periferica è stata ripensata, mantenendo, secondo quanto previsto dalla ipotesi di riforma dell’amministrazione centrale, il livello regionale quale ambito ottimale di riferimento. Stare dentro ai numeri della spending review ha costretto a riequilibrare le posizioni dirigenziali tra le diverse componenti dell’Amministrazione. In tale contesto l’amministrazione dei beni archivistici non ha subito ridimensionamenti ma è stata razionalizzata: le funzioni della Direzione generale Archivi, nonché quelle delle soprintendenze archivistiche e degli archivi di Stato sono state meglio definite e arricchite. Non è stata introdotta alcuna distinzione tra archivi nazionali e provinciali e gli archivi di Stato mantengono autonomia tecnico-scientifica e gestionale, svolgendo le funzioni di tutela e valorizzazione dei beni archivistici in loro consegna, assicurandone la pubblica fruizione, nonché le funzioni di tutela degli archivi correnti e di deposito dello Stato. Nel caso specifico sollevato dall’interrogante, il decreto ministeriale del 27 novembre 2014 sopra citato non ha affatto ridimensionato l’archivio di Stato di Genova che rimane ufficio di livello dirigenziale non generale e assume la denominazione di “Soprintendenza archivistica della Liguria-Archivio di Stato di Genova”. Il nuovo assetto non incide in alcun modo sull’organizzazione del lavoro e sui compiti istituzionali dell’Archivio stesso e non comporterà alcun mutamento nell’attività di tutela e pubblica fruizione della documentazione statale, nell’attività tecnico-scientifica di studio, descrizione e divulgazione in materia di archivi e nell’attività didattica della Scuola presente nell’Archivio. Nell’ambito delle risorse disponibili, sarà mantenuta anche l’attività di promozione culturale sul territorio, attraverso l’organizzazione di convegni, incontri e progetti didattici, finalizzati a una migliore conoscenza del patrimonio archivistico. Il personale dell’archivio di Stato di Genova continuerà, con impegno ed elevata preparazione professionale, a garantire la conservazione, la salvaguardia e la pubblica fruizione dei fondi documentari statali di Genova.
© 2021 MiC - Pubblicato il 2020-10-27 22:29:21 / Ultimo aggiornamento 2020-10-27 22:29:21