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Risposta scritta all'interrogazione n. 4-03096 del sen. Antonio Stefano Caridi. D.P.C.M. 29 agosto 2014, n. 171. Soppressione della Soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici per le province di Reggio Calabria e Vibo Valentia.
Testo del comunicato
Nell’atto ispettivo n. 4-03096, l’Onorevole interrogante, in relazione ai provvedimenti di riorganizzazione del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo e di ridefinizione dell’articolazione degli uffici dirigenziali di livello non generale che prevedono nella regione Calabria una sola soprintendenza Belle arti e paesaggio, con sede a Cosenza e competenza su tutto il territorio regionale, chiede di rivedere tale determinazione e di mantenere la Soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici per le province di Reggio Calabria e Vibo Valentia, nella sede di Reggio Calabria, accorpando le competenze storico-artistiche, “in analogia con quanto previsto e attuato nelle altre regioni italiane”. Come è noto, anche questa Amministrazione ha dovuto dotarsi di un nuovo regolamento di organizzazione che recepisse le riduzioni alle piante organiche imposte dalle politiche di revisione della spesa pubblica (spending review), contenute in numerosi provvedimenti normativi finalizzati, tra l’altro, al contenimento e alla riduzione dei costi delle pubbliche amministrazioni. Questo Ministero vi ha provveduto con il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 29 agosto 2014, n. 171, recante “Regolamento di organizzazione del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, degli uffici della diretta collaborazione del Ministro e dell’Organismo indipendente di valutazione della perfomance, a norma dell’art. 16, comma 4 del decreto-legge 24 aprile 2014, n. 66, convertito, con modificazioni, dalla legge 23 giugno 2014, n. 89”, cui è seguito, successivamente, il decreto ministeriale del 27 novembre 2014, contenente “Articolazione degli uffici dirigenziali di livello non generale del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo”. Il processo di riorganizzazione si è svolto in ottemperanza alle disposizioni di cui al decreto legge 6 luglio 2012, n. 95, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n. 135, recante “Disposizioni urgenti per la revisione della spesa pubblica con invarianza dei servizi ai cittadini nonché misure di rafforzamento patrimoniale delle imprese del settore bancario”, in particolare all’articolo 2, comma 1, lettera a) che prevede la riduzione degli uffici dirigenziali delle pubbliche amministrazioni, di livello generale e di livello non generale e le relative dotazioni organiche, in misura non inferiore, per entrambe le tipologie di uffici e per ciascuna dotazione, al 20 cento di quelle esistenti. Nel complesso, la riorganizzazione ha imposto il taglio di 37 dirigenti (6 di prima fascia e 31 di seconda fascia). Nonostante che l’indicazione normativa mirasse soprattutto alla riduzione della spesa, l’Amministrazione ne ha colto l’occasione per ridisegnare la propria organizzazione in modo fortemente innovativo, in linea con le misure già adottate con il decreto legge 31 maggio 2014, n. 83, contenente “Disposizioni urgenti per la tutela del patrimonio culturale, lo sviluppo della cultura e il rilancio del turismo”, convertito con modificazioni dalla legge 29 luglio 2014, n. 106 (c.d. decreto Art Bonus). L’adeguamento ai numeri della spending review è divenuto, così, l’opportunità per intervenire sull’organizzazione del Ministero e porre rimedio ad alcuni problemi che, per lungo tempo, hanno segnato l’amministrazione dei beni culturali e del turismo in Italia. Si tratta di disfunzioni e lacune riconosciute ed evidenziate molte volte e da più parti: l’assoluta mancanza di integrazione tra i due ambiti di intervento del Ministero, la cultura e il turismo; l’eccessiva moltiplicazione delle linee di comando e le numerose duplicazioni tra centro e periferia; il congestionamento dell’amministrazione centrale, ingessata anche dai tagli operati negli ultimi anni; la cronica carenza di autonomia dei musei italiani, che ne limita grandemente le potenzialità; la scarsa attenzione del Ministero verso il contemporaneo e verso la promozione della creatività; il ritardo del Ministero nelle politiche di innovazione e di formazione. Allo scopo di risolvere il vero e proprio “ingorgo” burocratico venutosi a creare negli anni a causa della moltiplicazione delle linee di comando e dei frequenti conflitti tra direzioni regionali e soprintendenze, l’amministrazione periferica è stata ripensata, mantenendo, secondo quanto previsto dalla ipotesi di riforma dell’amministrazione centrale, il livello regionale quale ambito ottimale di riferimento. Le soprintendenze ai beni artistici e architettonici su tutto il territorio nazionale sono state accorpate, in modo uniforme, in un’unica soprintendenza che ha assunto la denominazione storica di soprintendenza Belle arti e paesaggio, evitando così sovrapposizioni di uffici e contribuendo anche al raggiungimento dell’obiettivo di riduzione dei dirigenti previsto dalla spending review. La riforma ha operato anche un intervento più innovativo e determinante, atteso da tempo, che cambia strutturalmente la presenza dello Stato e l’organizzazione delle strutture del Ministero, e che ha riguardato la distinzione tra i compiti di tutela e di valorizzazione. A seguito della riforma del Ministero le soprintendenze si occuperanno di tutela del territorio, laddove la valorizzazione del patrimonio, ovvero dei musei e dei luoghi della cultura dello Stato, viene affidata, sulla scia del modello francese, alla direzione generale Musei, che non è mai esistita in Italia, ai poli museali regionali, che avranno il compito di coordinare, rafforzare e valorizzazione la presenza dei musei, e, infine, ai musei dotati di autonomia speciale. In sostanza, con la riorganizzazione del Ministero – anche per quanto riguarda il riassetto relativo alla Regione Calabria – non ci si è semplicemente limitati ad accorpare uffici tra di loro omogenei ma si è provveduto anche a razionalizzarne le funzioni e le competenze per una migliore presenza nel territorio e per un rafforzamento dell’attività di tutela, seppure nei limiti posti dagli obblighi di contenimento e di revisione della spesa pubblica (spending review).
© 2021 MiC - Pubblicato il 2020-10-27 22:29:21 / Ultimo aggiornamento 2020-10-27 22:29:21