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Risposta all'interrogazione scritta n. 4-08753 del dep. Antimo Cesaro. Commissione per la revisione del codice dei beni culturali e del paesaggio.
Testo del comunicato
Nell’atto ispettivo n. 4-08753, l’Onorevole interrogante chiede quali iniziative si intende adottare nei confronti della Commissione per la revisione del codice dei beni culturali e del paesaggio che, istituita dal ministro Massimo Bray con proprio decreto del 19 luglio 2013, dopo una prima fase di attività, ha interrotto i propri lavori e non si è più riunita dal febbraio 2014. La commissione per la revisione del codice dei beni culturali e del paesaggio fu istituita dal Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, Massimo Bray, il 19 luglio 2013 allo scopo di analizzare le principali questioni controverse riguardanti l'applicazione della normativa di tutela contenuta nel decreto legislativo numero 42 del 2004 (Codice dei beni culturali e del paesaggio) e di proporre opportune soluzioni. La commissione era presieduta dal prof. Salvatore Settis e composta dal prof. Giuliano Amato (dimessosi in data 13 settembre 2013 per incompatibilità conseguente alla sua nomina a giudice costituzionale), dal cons. Paolo Carpentieri, dal dott. Gino Famiglietti e dalla cons. Maria Luisa Maddalena. L’iniziativa per la sua costituzione era nata dall’esigenza, a distanza di numerosi anni dagli ultimi decreti correttivi e integrativi del 2008, di apportare al Codice dei beni culturali e del paesaggio, pur nella conferma dell’impianto generale del sistema di tutela in esso compiutamente compendiato, taluni affinamenti e aggiornamenti legati alla sopravvenuta evoluzione della normativa comunitaria, nonché all’esigenza di snellimento delle procedure, alla necessità di coordinare il dettato di alcuni articoli con le pronunce della Corte costituzionale in materia di potestà legislativa esclusiva dello Stato e di rendere più coerenti con il sistema alcuni mutamenti normativi introdotti in maniera episodica negli ultimi anni. Come ha giustamente ricordato l’onorevole interrogante, il lavoro della commissione avrebbe dovuto essere funzionale alla emanazione di decreti correttivi del codice, sulla base di una delega del Parlamento che era, originariamente, inserita nel disegno di legge di riforma della pubblica amministrazione presentato dal governo Letta (art. 5 dell’atto Senato 958, presentato dal Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione D’Alia il 23 luglio 2013), il cui esame in Commissione peraltro si è arrestato nel gennaio 2014. L’ipotesi di una nuova norma di delega, nonostante successive riproposizioni in altre sedi normative da parte del Ministero, da ultimo lo scorso anno, non ha avuto allo stato ulteriore corso. La Commissione aveva invero dato avvio ai suoi lavori pur in assenza della delega, che – con i suoi principi e criteri direttivi – rappresentava il presupposto logico e giuridico per l’emanazione dei decreti correttivi del Codice. Tuttavia la mancata adozione della norma di delega ha determinato la sospensione dei lavori della commissione, che del resto non avrebbero potuto utilmente essere proseguiti in assenza – come detto – di precisi principi e criteri direttivi. La Commissione, nel periodo di attività, ha comunque compiuto un lavoro istruttorio e di studio, procedendo anche a varie audizioni, su cui ha tenuto informato il ministro pro tempore e che potrà certamente rivelarsi utile nella prospettiva di una ripresa dei lavori per l’aggiornamento del Codice.
Documentazione:
Cesaro 26 maggio 2015
(documento in formato pdf, peso 1122 Kb, data ultimo aggiornamento: 19 giugno 2015 )