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GALLERIE DELL'ACCADEMIA DI VENEZIA: I MARTEDI' DEL RESTAURO, CONVITO IN CASA DI LEVI
Testo del comunicato
I MARTEDÌ DEL RESTAURO: Professione e scienza
Siamo all’ultimo appuntamento con la storia conservativa del Convito in casa di Levi
Questa volta ci soffermiamo sui risultati delle indagini micro invasive condotte sul dipinto del Veronese verso la fine degli anni ’60 e in occasione del restauro degli anni ’80.
Campioni di tela del supporto originale, analizzati al microscopio, hanno permesso di rilevare che si tratta di una tela di lino a maglia fitta. Le indagini stratigrafiche sul materiale pittorico sono state eseguite per studiare la tecnica esecutiva e avere elementi utili alla conduzione dell’intervento.
Veniamo alla tecnica pittorica di Veronese: il disegno preparatorio cui abbiamo accennato in precedenza (https://www.facebook.com/gallerieaccademiavenezia/posts/4475378009146859) è realizzato direttamente a pennello sulla preparazione bianca (a base di gesso e colla animale), con un colore misto di ocre bruno-rossastre e nero carbone. Sembrano invece assenti imprimiture colorate sottostanti le diverse campiture.
L’artista ha probabilmente dipinto prima le figure e successivamente gli sfondi, poiché risultano eseguiti “a risparmio” ovvero: scontornando le figure, non si trovano tracce della stesura di fondo sotto agli strati della figurazione, né tracce del disegno architettonico sotto alle figure.
Le campiture cromatiche sono molto semplici: frequenti le aree in cui è presente un solo strato di colore, in genere sottile, le figure presentano spesso solo due stesure sovrapposte di colore, viceversa piuttosto corpose. Fa eccezione “Il cuoco”, figura dall’appariscente veste a righe, realizzato con un numero maggiore di pennellate.
I chiaroscuri e le gradazioni tonali sono costruiti con due stesure: una sottostante di tono più chiaro ed una soprastante di colore più scuro per realizzare le ombre; l’accordo cromatico di una superficie ombreggiata, come ad esempio nelle vesti, viene ottenuto variando la proporzione tra pigmento chiaro e scuro all’interno della materia pittorica. Con una mescolanza di biacca e azzurrite nel cielo, Veronese riesce così ad ottenere tutte le sfumature del fondo, delle nuvole e dell’orizzonte, semplicemente aumentando o diminuendo, di volta in volta, la prevalenza dell’azzurrite e variando spessori e granulometria del pigmento.
I principali pigmenti individuati nella tavolozza dell’artista per questo dipinto sono: biacca, nero di vite, azzurrite, malachite, ocre rosse e bruciate, cinabro, lacche rossa e viola, orpimento, realgar e litargirio mentre, per quanto riguarda il legante impiegato per le stesure pittoriche, la gas cromatografia di massa ha evidenziato la presenza prevalente di olio di lino e solo in alcuni campioni di olio di noce.
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Le immagini di questo post sono tratte da Quaderni della Soprintendenza ai beni artistici e storici di Venezia, n. 11, Venezia 1984.
